Un ritratto di André Malraux scritto dall’amico Max Aub
Non sempre si può evitare di essere inseguiti dagli dei. Byron non ci riuscì, forse perché era zoppo. Ben piantato, altri sono i dardi.
Rapidissimo. Sicuro. Pieno di tic nervosi, lo insegue un carro armato, si gira, si nasconde, spara, lo fa saltare in aria. Allora ne appare un altro; due, dieci. Muore, ma li ferma. Sullo sfondo sfilano miglia di uomini, nudi, carichi di catene, verso la speranza.
Rischia, si mette in pericolo, si espone all’avventura, la frangia sulla fronte. Determina, spiega, forgia la realtà: -Questo è così, questo è cosà , questo è diverso, questo è un’altra cosa. Quello che importa è lottare contro il destino. Vincere. Conquistare. Tutto si può conquistare. E del resto chi se ne importa.
Alza la mano, scaccia l’idiozia, riaggiusta il ciuffo sulla fronte, strizza l’occhio senza volere.
Non gli importò mai nulla di quelli che non lo capivano.
Questo re Lear che vaga per i campi, glabro, cercando fortuna e avventura, mettendo in gioco la vita…
Rischiare la vita è importante se si può raccontare, perché se non si può, lo dice anche Bertoldo, non c’è soluzione. La vita, costi quello che costi, è a buon mercato, ma devi andartela a cercare; è difficile che venga da sola a leccarti i pedi.
E ministro. Che cosa inaudita! Qualsiasi cosa umana gli è estranea meno l’arte o, meglio, qualsiasi cosa che non sia l’arte può sembrare agli altri che gli sia estranea. Questa è l’arte, parlata, scritta, dipinta, scolpita.
Si riavvia la frangia.
Ha subito i rovesci più crudeli perseguitato dall’avversità. Tenendo in gran conto la vita, ne ha perse molte. Ha rubato al sentire comune il modo di dire, ha opposto concetti lasciandone la comprensione all’arbitrio altrui, superando sempre i limiti, obbligando a grandi falcate chi lo seguiva tranquillo.
Amare i precipizi, solo con la memoria; non cercò naufragi, glieli offrirono. Si confessò sempre e sempre si espose, ma senza arrivare mai alla pubblicità. Ha fatto più di chiunque, perché ha avuto a disposizione i mezzi, ma ha saputo sfruttarli come pochi. Tutto fa supporre che gliene renderanno grazie. Non gli importerà un gran che: abbastanza intelligente per sapere cosa ci si può aspettare dagli uomini.
E la fraternità. E la solitudine, che non sono antitetiche.
La vita e l’opera di Malraux sono solidali come lo furono quelle di Byron, Schiller, Camus o Mauriac e cento altri. Non è il caso di molti scrittori del secolo XIX. … Che la solidarietà tra opere e azioni non sia indispensabile per la loro qualità lo dimostrano -in Francia- sia Claudel che Aragon. E’ un amalgama non indispensabile. Ma per il resto conta. E il resto, anche se fosse solo la storia, lascia traccia.
(André Malraux Ritratto, in Cuerpos presentes, ed. postuma di José Carlos Mainer, Segorbe Fundación Max Aub, 2001, pp. 199- 201).
Traduzione di Silvia Monti