Sierra de Teruel: un film, una speranza

 

Nel 1936 André Malraux è già un celebre scrittore autore di Les Conquérants, La Voie Royale, La Condition humaine (con cui vinse il premio Goncourt nel 1933). A partire dagli anni ’30 Malraux si avvicina al Partito Comunista Francese. Nel 1936 va in Spagna con una piccola formazione aerea. Gli viene riconosciuto il grado di colonnello e gli viene assegnata una truppa, la “escuadrilla” España, che verrà smantellata nel 1937 dagli aiuti fascisti e nazisti che erano andati in soccorso dell’esercito franchista.

Nello stesso anno scrive e pubblica L’Espoir, dove, sotto forma di romanzo, racconta l’esperienza vissuta al fronte in Spagna. Agli inizi del 1938 a Malraux viene l’idea di fare una trasposizione cinematografica del suo romanzo. In realtà voleva realizzare un film di propaganda per ottenere il sostegno politico ed economico da parte delle potenze straniere, in particolare da parte degli Stati Uniti. Alla Repubblica servivano aiuti concreti, cioè armi e soldati. Gli Stati Uniti avevano dichiarato la propria neutralità di fronte al conflitto, ma c’era la possibilità di ottenere l’aiuto dei volontari, sensibilizzando l’opinione pubblica. Così nasce Sierra de Teruel, che prende spunto dal romanzo L’Espoir di Malraux ma che non si può considerare la trasposizione cinematografica del libro.

Durante la fase preparatoria all’avvio delle riprese, Malraux sceglie personalmente i suoi collaboratori. Innanzitutto contatta Max Aub, scrittore di origine franco-tedesca ma naturalizzato spagnolo, che al tempo era Segretario del Consiglio Nazionale del Teatro. I due si conoscevano già, ma fu proprio durante l’esperienza sul set che la loro amicizia si consolidò. Inizialmente Aub avrebbe dovuto occuparsi semplicemente di tradurre il copione dal francese allo spagnolo. In realtà si occupò di tutto ciò che aveva a che fare sia con le riprese sia con la produzione, dall’amministrazione alla selezione degli attori e dei tecnici. Ad eccezione delle comparse, il cast è formato da attori professionisti, alcuni molto popolari come Marcel Simón, un comico catalano in voga al tempo, che interpreta il ruolo del comandante.

Malraux coinvolse anche altri amici: Chiamò Louis Page come operatore (che aveva lavorato a fianco di Jean Cocteau); Boris Peskine come sceneggiatore; Denis Marion come aiuto-regista e Darius Milhaud per le musiche.

Le riprese iniziarono a Barcellona nel luglio del ‘38, in uno studio cinematografico abbastanza moderno, ma che dopo due anni di guerra civile aveva subito perquisizioni e furti, per cui molte attrezzature vennero portate dalla Francia (come ad esempio la stessa pellicola su cui registrare).

Scrive Denis Marion: “La pellicola utilizzata veniva spedita di nuovo in un laboratorio parigino per essere sviluppata. Per questo motivo l’operatore, Louis Page, lavorava a tentoni: passavano tre mesi prima che potesse vedere i pezzi di ciò che aveva girato”.

Molte furono le difficoltà tecniche a cui dovettero far fronte durante i 6 mesi di riprese. La Spagna era un paese in guerra. Ogni volta che c’era un allarme, ad esempio - cioè almeno una volta al giorno - veniva staccata la corrente elettrica. Gran parte del film è stato girato mentre c’erano dei bombardamenti.

Nel gennaio del 1939, quando l’esercito di Franco entrò a Barcellona, il film non era ancora finito e alcune scene determinanti non vennero girate. Malraux decise così di trasferirsi con la troupe a Parigi (primi di febbraio del 1939). Annota Max Aub nel suo diario: “Nel luglio del 1938 quando abbiamo iniziato le riprese non avevamo dubbi sulla vittoria; quando traversammo la frontiera credevamo che saremmo tornati, se non vittoriosi, almeno per combattere”.

A Parigi Malraux si rende conto che al film mancano alcuni raccordi fondamentali. Così, con molti sforzi, il film viene completato nel luglio del ‘39 in alcuni studi cinematografici di Parigi.

Verso la fine dello stesso anno Sierra de Teruel venne proiettato in un cinema sugli Champs Elysées (successivamente in Francia il film verrà censurato dal governo Daladier). Ad assistere alla proiezione c’erano i rappresentanti della Repubblica Spagnola. Purtroppo, solo pochi giorni dopo la proiezione pubblica del film, venne firmato il patto germano-sovietico. Cambiarono così, in modo radicale, le aspettative di chi aveva creduto, come Malraux, nella possibilità di contrastare le forze fasciste. In quell’occasione Malraux disse: “La revolution à ce prix, non”. La rivoluzione a questo prezzo, no.

Il film venne sequestrato dalla Gestapo. Le copie originali vennero distrutte salvo una che si era conservata perché casualmente (o forse no) si trovava dentro il contenitore di un altro film. Soltanto nel 1944 venne distribuito nelle sale francesi e nel 1945 si aggiudicò il Premio Delluc. Ma il film aveva subito alcune modifiche, che non erano state fatte con il consenso di Malraux: a partire dal titolo che da Sierra de Teruel diventò Espoir. Nella versione rimaneggiata era stato aggiunto anche un discorso introduttivo di Marcel Schumann (uno dei capi della resistenza francese). Ancora oggi la versione che troviamo in commercio è quella del 1944, una versione che rispetto all’originale contiene alcune sequenze in meno.

Esiste però una copia originale del film: nel 1940, grazie ad alcuni intermediari, venne recapitata alla Library of Congress di Washington una scatola contenente la pellicola originale del film, una copia della quale si trova oggi alla Filmoteca Española di Madrid.

Nonostante i 70 anni che ci separano dalla nascita di Sierra de Teruel, da queste scene emergono ancora dei temi universali che investono le responsabilità individuali di fronte ai momenti drammatici della storia.

Per certi versi si tratta di un film primitivo, ma non dobbiamo giudicarlo per alcune ingenuità. Non è un documentario ma un documento, come dice Max Aub. Sierra de Teruel è un documento che contiene tutte le speranze di quegli uomini che si videro crollare davanti agli occhi il loro sogno. E’ il sigillo che chiude un’epoca ormai lontana, ma che non dev’essere dimenticata. A questo proposito vorrei ricordare, e qui concludo, le parole di Max Aub: “Per il mondo la nostra guerra tende a cancellarsi, tende a cancellarsi a causa del tempo; ma non si cancella, è ancora una ferita atroce che non si è rimarginata”.

 

Vittoria Biagini