– In questo periodo in cui non possiamo viaggiare, siamo “costretti” a fare i turisti in casa. Riscoprendo anche tanti gioielli che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Proprio come Palazzo Lenzi. Com’è nata l’idea di questa pubblicazione? Quali sono gli aneddoti legati alla storia di questo edificio?

Lo studio e l’analisi storica e architettonica di Palazzo Lenzi sono cominciati molto prima del mio arrivo a Firenze, con la tesi di dottorato in Storia dell’architettura e dell’urbanistica di Caterina d’Amelio, presentata nel 2007. C’era già all’epoca un progetto di pubblicazione, che non è andato fino alla fine. Arrivando all’Istituto, ho programmato nel 2019 un ciclo dedicato al patrimonio storico sia italiano che francese e mi sono detta che dovevamo iniziare questo programma con il palazzo dove lavoriamo e accogliamo il pubblico. Ho riscoperto la tesi di D’Amelio e abbiamo organizzato delle conferenze e visite guidate. Poi, grazie all’intervento dell’Associazione degli Amici dell’Istituto Francese di Firenze e il suo Vicepresidente Marco Lombardi e al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio via l’interesse di Carlo Sisi, il progetto di pubblicazione è iniziato e finaito nel 2020.Lo scopo era quello di fare conoscere l’edificio dalla sua fondazione nel 1456-1457 fino a oggi, con i lavori più recenti che hanno interessato la mediateca e il suo arredamento a piano terra. Le ricerche di Caterina d’Amelio sono state arricchite dai capitoli di Marco Lombardi per quanto riguarda il XX° secolo, e gli architetti che hanno curato i lavori della mediateca, Guido Gori e Maria Concetta Bauso, hanno presentato le ultime trasformazione del palazzo. Attraverso il libro, si scoprono tutte le trasformazioni che sono avvenute sia per nuove abitudine, nuovi gusti, nuovo proprietario, sia per necessità lavorative, modernizzazione o trasformazioni urbanistiche. Gli aneddoti sono molto numerosi . E’ un palazzo che ha uno spessore storico molto forte: per esempio, ci sono ancora gli aggetti, che in città sono quasi tutti spariti per motivi di sviluppo urbanistico, ma che a Palazzo Lenzi, non solo sono rimasti a posto, ma sono stati anche ampliati. C’è anche la riscoperta da qualche anno del ritratto di Cosimo I sulle pareti del teatro, dipinto dal modello di Bronzino e che testimonia i legami tra la famiglia Lenzi e i Medici. Ma sono sicura che ci sono ancora tante curiosità da scoprire.

 

– Palazzo Lenzi e il suo rapporto con il territorio. Dal quartiere di Ognissanti a Parigi. 

L’Istituto Francese promuove la francofonia, la lingua e la cultura francese. Per fortuna Parigi non è l’unica città che rappresenta la Francia. Ospitiamo artisti, scrittori, esperti che lavorano in  progetti franco-italiani o in collaborazione con strutture del territorio che hanno progetti internazionali con la Francia o paesi francofoni. Dare la possibilità agli abitanti del territorio fiorentino di scoprire la produzione culturale nazionale o internazionale tramite l’Istituto ci trasforma in una piattaforma di scambi intellettuali e culturali sempre molto attiva, aperta e vivace.

 

– Palazzo Lenzi oggi e nel sul futuro. 

Oggi Palazzo Lenzi offre tante possibilità di evoluzione, anche se tutti non se ne accorgono. C’è un terzo piano, ora vuoto ma che a breve dovrebbe essere ristrutturato per creare nuovi spazi didattici. La facciata in piazza Ognissanti, di cui gli ultimi lavori risalgono agli anni ’80 avrebbe bisogno di un restauro completo. Il futuro in termine di pedagogia e mediazione culturale sarà frutto di quello che ci ha insegnato la pandemia. Ora abbiamo la possibilità di offrire al nostro pubblico diverse modalità di insegnamento, in presenza, ibrido, on line e fra poco comodale (meta in presenza e meta a distanza).

Inoltre per il prossimo autunno è prevista una mostra sui fumetti e sarà visibile sia in presenza sia a distanza. Ci siamo adatti alle nuove esigenze ampliando la nostra offerta. Il futuro sarà anche segnato dai futuri progetti letterari, artistici, culturali che prepareremo nei  prossimi anni. 

 

– Maria Paternostro-