Quando, nell'ormai lontano 1999, si costituì la nostra Associazione, formata da un gruppo di persone in vario modo profondamente legate alla cultura francese, si trattava innanzi tutto di non diventare spettatori rassegnati di un drastico ridimensionamento delle attività dell'Institut Français de Florence, e perfino di una sua ipotizzata chiusura totale, che avrebbe comportato non solo una gravissima perdita nell'equilibrio tradizionale delle iniziative proposte nella realtà fiorentina e toscana da innumerevoli e prestigiose istituzioni straniere, ma anche il trasferimento in Francia di un ricchissimo e prezioso patrimonio librario e mediatico, utilizzato fin dagli inizi del secolo scorso da migliaia di studenti, di ricercatori e di cittadini non specialisti.
Il percorso che abbiamo dovuto seguire per creare l'Associazione, per darle solide fondamenta legali, per stabilire un rapporto fruttuoso e puntualmente codificato con le Autorità francesi non è stato né breve né semplice.
In questa occasione, mi preme soprattutto ricordare la notevole attenzione prestata alla nostra iniziativa da quel grande studioso e organizzatore di cultura che è il Prof. Francesco Adorno, e da tutto il gruppo dirigente dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che conta in particolare un appassionato estimatore della Francia nella persona dell'on. Avv. Edoardo Speranza.
Ma non posso neppure passare sotto silenzio che la vera svolta nelle prospettive concrete della nostra attività si è verificata con l'arrivo, alla Direzione dell'Istituto, di Jérôme Bloch, che, con l'aiuto dei suoi validi collaboratori, ha saputo rilanciare, con provata competenza, ma anche con fantasia e entusiasmo, la presenza dell'Istituto nel novero delle più importanti manifestazioni fiorentine. Di grande rilievo per l'avvio a una soluzione positiva della lunga crisi dell'Institut Français è stata anche la particolare sensibilità dimostrata al problema dal nuovo Ambasciatore di Francia a Roma, M. Loïc Hennekine, che ha avvertito subito come il rilancio di un'istituzione culturale francese di così illustre tradizione, inserita nel contesto suggestivo di un palazzo antico nel cuore della Firenze storica, avrebbe potuto contribuire in misura rilevante a rendere sempre più salde e innovative le relazioni franco-italiane, inducendo in particolare un sempre maggior numero di persone, e specialmente di giovani, a non accontentarsi, in un contesto europeo e internazionale, dell'uso puramente strumentale di un inglese impoverito.
Ma sarebbe stato veramente difficile trovare una risposta valida ai tanti interrogativi posti dal nuovo orientamento dell'Istituto in una chiave di dinamica modernità, se non ci fosse stata la possibilità di ampliare il rayonnement del suo prezioso patrimonio librario e mediatico in ambito regionale; e questo grazie all'interessamento fattivo del dott. Franco Neri, già impegnato in un progetto di grande rilievo per la Biblioteca Lazzeriniana da lui diretta, che si è assunto il compito non facile di gestirne una parte rilevante. In questo modo, in seguito a un accordo franco-italiano, i cui tratti essenziali saranno meglio illustrati dagli amici e colleghi qui presenti, e con l'apporto sostanziale sia della Regione toscana, della Provincia e del Comune di Prato, che dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si è potuti giungere a un risultato di esemplare sinergia culturale, che tuttavia costituisce indubbiamente solo il significativo punto di partenza di nuove, importanti realizzazioni, nella prospettiva di una sempre più stretta collaborazione a livello istituzionale e dell'ausilio di infrastrutture, penso soprattutto a una rete di trasporto veloce di tipo metropolitano, sempre più adeguate alle esigenze dei cittadini del nuovo millennio.
Aperti a questo tipo di sfide, gli Amici dell'Istituto Francese si impegnano a lavorare, nel contesto certamente limitato ma crediamo utile delle loro possibilità operative, per creare un vero spirito europeo di libertà, di eguaglianza e di fraternità.